I migliori film tratti da storie vere

I migliori film tratti da storie vere

Il reale immaginato, trasfigurato o osservato con rigore è ciò di cui il cinema si nutre. Connettersi con la realtà e rappresentarla è un imperativo civile, i film basati su vicende reali attraversano da sempre il linguaggio cinematografico ispirando registi e smuovendo le coscienze dello spettatore che guarda. Di seguito la nostra classifica dei migliori film da storie vere da guardare.

The imitation game (2014)

Il matematico Alan Turing si mette al servizio del Governo inglese per decifrare i messaggi segreti dei nazisti. Il suo carattere scontroso gli impedisce di collaborare con gli altri matematici, ma le sue intenzioni e la sua mente geniale gli consentono di assumere il comando del team.

Le idee messe in campo, seppur vincenti ed efficaci, costringeranno però tutti a fare i conti con un’enorme questione morale.

Film accatttivante che racconta un periodo drammatico e dove il regista ci mette di fronte ai dolorosi anni della guerra e all’enorme difficoltà di esprimere la propria libertà sessuale.

Il caso Spotlight (2015)

Miglior film e miglior sceneggiatura originale ai premi Oscar 2016, Il caso Spotlight di Tom McCarthy è la fedele ricostruzione della vicenda di un gruppo di giornalisti del Boston Globe, che nel 2002 sconvolse il mondo con un’inchiesta sugli abusi di preti pedofili all’interno della comunità locale.

Tutto partì dal coinvolgimento dell’arcivescovo Bernard Francis Law, accusato poi di aver coperto diversi casi di pedofilia.

Lo scandalo travolse la Chiesa Cattolica, che per trent’anni aveva taciuto nel tentativo di insabbiare qualsiasi prova.

Pellicola di successo mondiale con un Mark Ruffalo che ci regala una belle migliori interpretazione della sua carriera. Film rigoroso a livello registico e di scrittura, che si rifà al solido filone del cinema americano sul giornalismo d’inchiesta.

Forse uno dei lavori più folli e pirotecnici di Martin Scorsese, che con The Wolf of Wall Street torna a lavorare con il suo attore feticcio, Leonardo DiCaprio, qui in una delle sue interpretazioni più libere e scalmanate.

Adattamento delirante e allucinogeno dell’autobiografia Il lupo di Wall Street, il film racconta la parabola di Jordan Belfort, uno dei più celebri broker di New York, un cowboy della finanza, che nella selvaggia Wall Street degli anni ’80 si fa strada come broker manipolando i mercati e truffando milioni di investitori. A ventisei anni aveva guadagnato 49 milioni di dollari.
Fu lo stesso DiCaprio a portare la sceneggiatura a Scorsese.. Diverse le scene diventate cult come quella dell’affondamento dello yacht sulle note dell’italianissima Gloria di Umberto Tozzi o quella in cui DiCaprio dopo l’ennesimo cocktail di sonniferi e droghe farfuglia e striscia per terra in preda alle visioni distorte delle allucinazioni.

Ennesima opera di uno straordinario Leonardo DiCaprio che si è calato appieno nel personaggio da lui interpretato. Un film delirante.

Schindler’s List (1993)

Nel 1998 l’American Film Institute l’ha inserito nella classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi mentre nel 2004 la Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti lo sceglie perché venga conservato nel National Film Registry. Schindler’s List è uno di quei film che non invecchia: denuncia, dramma storico e ricostruzione appassionata di una delle tante piccole storie virtuose durante il buio dell’Olocausto.

Il regista si ispira al romanzo La lista di Schindler di Thomas Keneally e racconta la vera storia di Oskar Schindler, l’uomo che salvò più di 1.000 ebrei dallo sterminio della Shoah. Girato interamente in bianco e nero, eccezion fatta per pochissime scene (come quella in cui appare una bambina con il cappotto rosso), ricevette 12 nomination agli Oscar, vincendone sette.

Tutti gli uomini del presidente (1976)

Nel 2003 l’American Film Institute ha inserito la coppia di protagonisti al ventisettesimo posto tra i “migliori eroi della storia del cinema”, mentre nel 2010 viene scelto per essere conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, perché giudicato “di rilevante significato estetico, culturale e storico”.

Tutti gli uomini del presidente di Alan J. Pakula arrivò nelle sale nel 1976 e rappresenta forse uno dei migliori film sul giornalismo: basato sull’omonimo saggio dei giornalisti Bob Woodward e Carl Bernstein, ripercorre l’inchiesta del Washington Post che nel 1974 portò allo scandalo Watergate e alle dimissioni dell’allora presidente degli Stati Uniti Richard Nixon.

Un film epico, un racconto appassionato, realistico e meticoloso sull’America dell’affare Watergate, grazie alla sceneggiatura di William Goldman e alla sapiente regia di Pakula, capace di guidare lo spettatore tra i sentieri di una trama fittissima e incalzante senza farlo perdere.

A interpretare i due giornalisti Robert Redford e Dustin Hoffman, straordinari e infaticabili, tanto da trascorrere diverse settimane nella redazione del Washington Post, per capire fino in fondo il mestiere del cronista e coglierne le sfumature necessarie a un’interpretazione che rimane tra le più credibili di tutti i tempi.

Salvate il soldato Ryan (1998)

La vera storia dei Fratelli Niland regala a Steven Spielberg il secondo Oscar per la miglior regia. Il film ambientato durante la seconda guerra mondiale, nei giorni dello sbarco in Normandia delle truppe anglo-americane, racconta l’epica e struggente ricerca da parte di una squadra di uomini capitanata da John H. Miller (Tom Hanks) del soldato James Francis Ryan (interpretato da Matt Damon), quarto fratello di una famiglia dell’Iowa che sul campo di battaglia ha già lasciato tre figli.

Un dramma bellico monumentale e di straordinario realismo, di cui rimarranno impressi nella memoria i primi venti minuti, quelli che rappresentano l’inferno dello sbarco dei soldati a Omaha Beach nell’inferno dei corpi straziati, che cadono sotto i colpi della controffensiva tedesca.

Spielberg sceglie di affidare il racconto al flashback di un ottantenne statunitense sulla tomba del cimitero americano in Normandia.

Prova a prendermi (2002)

È Steven Spielberg agli inizi degli anni 2000 a mettere le mani sul romanzo autobiografico Catch Me if You Can di Frank Abagnale Jr., uno dei più grandi falsari di tutti i tempi che tra che tra il 1964 e il 1969 riuscì a incassare centinaia di assegni falsi in ben 26 paesi del mondo e in tutti gli Stati Uniti.

Catturato in Francia nel 1969, fu condannato dopo soli due giorni di processo a un anno di reclusione (poi ridotta a sei mesi) al termine del quale iniziò a scrivere la propria autobiografia.

Prova a prendermi racconta attraverso la leggerezza della commedia le sue camaleontiche truffe e la caccia incessante che gli darà il suo antagonista per eccellenza, l’agente FBI Carl Hanratty. La sceneggiatura scritta da Jeff Nathanson in collaborazione con Abagnale, trascura alcuni dettagli della storia e si concentra sul rapporto tra i due, interpretati dalla straordinaria ed eccentrica coppia composta da Leonardo DiCaprio (Abbagnale) e Tom Hanks (Hanratty).

Film bellissimo che cambia sempre aspetto passando da un thriller action, ad un thriller comico per finire come thriller drama.

The Social Network (2010)

Facebook aveva appena sei anni e si stava affermando in tutto il mondo, ma le app mobile erano lontane anni luce dal diffuso uso comune.

Era il 2010 e di lì a poco tutto sarebbe cambiato: arriva in sala The social network, il film con cui Sorkin raggiunge l’apice del successo dimostrandosi ancora una volta maestro nella scrittura. Alla regia c’è un altro grande nome, David Fincher che sulla base di una sceneggiatura pressoché perfetta, porta sul grande schermo la controversa storia della nascita di Facebook e del processo che trascinò in tribunale uno dei suoi inventori, Mark Zuckeberg, accusato prima dai fratelli Winklevoss di avergli rubato l’idea e poi dal suo socio Eduardo Saverin per essere stato estromesso dalla lista dei padri fondatori.

A interpretare quel manipolo di studenti che avrebbe cambiato per sempre il mondo della comunicazione furono scelti Jesse Eisenberg, Andrew Garfield, Justin Timberlake e Armie Hammer, che si rivelarono perfetti; la pellicola fece strage di premi fino ad arrivare a conquistare 3 premi Oscar (per la miglior sceneggiatura non originale, per la miglior colonna sonora e per il miglior montaggio).

Argo (2012)

Un thriller sofisticato che regala al Ben Affleck regista il riscatto artistico che aspettava da tempo. Basato sul libro di Master of Disguise: My Secret Life in the CIA di Tony Mendez, ex agente della Cia, Argo ricostruisce la vicenda reale di sei cittadini americani che nel 1979 furono costretti a fuggire dall’ambasciata Usa a Teheran presa d’assalto da alcuni rivoluzionari, per trovare asilo in quella canadese.

Per liberarli fu messa in piedi una missione segreta, la Canadian Caper, operazione congiunta tra Stati Uniti e Canada, che prevedeva il coinvolgimento di una produzione hollywoodiana con tanto di sceneggiatura. Per ottenere i permessi necessari a entrare nel Paese e prelevare gli ostaggi, l’idea dello stesso Mendez fu quella di far credere che si stesse girando un film in Iran; solo spacciandoli per i membri di una troupe cinematografica canadese si poteva sperare di poterli riportare negli Stati Uniti.

La maestria con cui Affleck riesce a mettere in scena film d’azione e commedia hollywoodiana gli varranno tre Premi Oscar, compreso quello al miglior film, tre British Academy Film Awards e due Golden Globe.

Sceneggiatura pazzesca, suspance al massimo. Interpretazione strepitosa di Ben Affleck anche se potrebbe ridere di più!

American Sniper (2014)

Tocca a Clint Eastwood, come regista, raccontare al cinema nel 2014 la storia vera di Chris Kyle, il cecchino più letale d’America ex membro dei Navy Seal. Partendo dall’omonima autobiografia, Eastwood firma una riflessione lucida e spietata sulla follia e l’irrazionalità della guerra, che pure non riuscirà a mettere d’accordo tutta la critica.

Nei panni del protagonista di American Sniper troviamo Bradley Cooper, che fu anche uno dei produttori del progetto, inizialmente affidato a Steven Spielberg che però nel 2013 abbandonò per divergenze con la Warner Bros. Nella storia firmata da Eastwood gli occhi di Chris Kyle diventano lo sguardo diretto sugli orrori della guerra in Iraq, tra il 2003 e i 2008: prima il Kuwait, poi sui tetti di Nāṣiriya, Fallujah, Ramadi, Baghdad dove combatté infilando un colpo dopo l’altro (160 guerriglieri uccisi) con una precisione che gli fece guadagnare il macabro primato di cecchino infallibile.

Tornato a casa dalla moglie e dal figlio appena nato, smette di fare il soldato e inizia ad aiutare i reduci come lui ritrovando il senso della vita. Morirà ucciso proprio da uno di loro. Il film fu candidato a 6 premi Oscar, conquistando alla fine solo quello per il miglior montaggio sonoro.

Pellicola che racconta la carriera straordinaria di uno dei soldati americani più sanguinari della storia. Un Bradley Cooper che sa calarsi appieno negli aspetti psicologici del protagonista regalandoci un’interpretazione pazzesca. Ottimo action movie!

Dunkirk (2017)

Ci pensa Christopher Nolan con il suo decimo film, che è insieme esperienza sensoriale e racconto bellico, a tradurre in immagini quello che passò alla storia come il ‘miracolo di Dunkirk’ o ‘operazione Dynamo’, l’evacuazione navale che tra il 27 maggio e il 4 giugno 1940, consentì il salvataggio delle truppe alleate (soprattutto britannici insieme a francesi, belgi e canadesi) rimaste isolate in una lingua di terra a Nord della Francia sulla spiaggia di Dunkirk, circondate dalla truppe tedesche.

Dunkirk lavora per sottrazione e Nolan affida alla musica di Hans Zimmer (il tuono degli aerei, il fischio dei proiettili, il ticchettio di un orologio) il compito di diventare parte della narrazione. Il tempo si frammenta e segue tre linee narrative diverse: una settimana sulla terraferma, un giorno in mare e un’ora tra i cieli sopra la Manica. Nolan firma una rivisitazione dichiaratamente anti hollywoodiana concentrandosi sul concetto di vulnerabilità umana più che sull’epica dell’eroe.

Il processo ai Chicago 7 (2020)

Secondo lungometraggio di uno sceneggiatore instancabile come Aaron Sorkin, Il processo ai Chicago 7 ricostruisce passo dopo passo la vicenda processuale e i fatti che nel 1968 portarono all’arresto dei cosiddetti Chicago Seven, un gruppo di attivisti contro la guerra del Vietnam accusati di essere i responsabili degli scontri tra manifestanti e Guardia Nazionale avvenuti il 28 agosto 1968 a Chicago durante le proteste alla convention del Partito Democratico.

Dialoghi incalzanti e battute brillanti per una ricostruzione abbastanza accurata dei fatti, con un montaggio serrato che alterna alle rievocazioni dei testimoni anche immagini di repertorio. Meritatissima la candidatura agli Oscar come miglior sceneggiatura originale, capace di usare toni e registri diversi per raccontare l’America di quegli anni attraversata da profonde tensioni sociali e dall’irrisolta questione razziale. Lucido cinema di denuncia che ci regala inoltre uno strepitoso Sacha Baron Cohen in un ruolo drammatico.

The Terminal (2004)

È ancora una volta il talento di Steven Spielberg a portare sul grande schermo la realtà. Se nel 2002 lo aveva fatto con la storia del falsario Frank Abagnale, due anni dopo ci riprova con la surreale vicenda del rifugiato iraniano Mehran Karimi Nasseri, che per dal 1998 al 2006 visse nel terminal 1 dell’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi, dopo il rifiuto di un visto di ingresso dal Regno Unito e diversi anni di peregrinaggio in giro per l’Europa alla ricerca di un paese che lo accogliesse.

Spielberg lo usa solo come input per dirigere un film fortemente critico verso l’America e che racconta le disavventure di Viktor Navorski (interpretato da Tom Hanks), cittadino di uno stato immaginario dell’Europa orientale, la Krakozhia. Atterrato a New York Viktor si vede negare l’ingresso negli Usa: il suo paese è infatti rimasto vittima di un colpo di stato e gli Stati Uniti non sono disposti a riconoscere il nuovo assetto politico. A Viktor, a cui viene anche impedito di far rientro in patria, non rimane che fermarsi in aeroporto fino a quando le cose non si saranno risolte. Il terminal diventerà la sua nuova casa, un microcosmo con i suoi protagonisti e le sue regole. Spielberg ne fa un non luogo attraverso il quale demolire il mito del sogno americano.

Se vi è piaciuta la lista dei migliori film da storie vere, troverete interessante l’articolo sui i film da vedere almeno una volta nella vita.